Entrare nei panni dei popoli in guerra. 2

Riprendiamo in questa news letter una linea di riflessione e di documentazione che avevamo iniziato pochi mesi fa con la lettera del 25 gennaio 2024, dal titolo “Provare l’impossibile: mettersi nei panni di popoli in guerra”. Come allora i testi che vi proponiamo intendono contribuire ad alimentare quel particolare tipo di immaginazione che è presupposto necessario del mettersi dal punto di vista di chi soffre, vivendo nella paura e nel dolore perché coinvolto in guerre orribili. Una operazione difficile, ma che ci pare più importante di quella a cui siamo ogni giorno indotti dalla disperante tendenza contemporanea dell’assumere posizioni estreme e polarizzate. Quasi che la guerra guerreggiata non bastasse e ci si volesse attrezzare fin d’ora a iniziare nelle proprie menti guerre future che ci potranno coinvolgere più da vicino. Continua a leggere

Ucraina. La dottoressa

Professoressa Oksana Piontkovska
La mia vita è del tutto cambiata dall’inizio della guerra. Purtroppo, la mia casa e quella dei miei genitori situata al confine con la Russia (a circa 8 km) sono state occupate fin dalle prime ore di guerra e poi devastate. A quel tempo, sospettavo che sarebbe stato pericoloso rimanere lì e per questo io e mio marito non dormivamo a casa nostra. Stavamo nella città di Kharkiv.
La guerra ha separato la nostra famiglia ed è per questo che non solo viviamo in città diverse, ma anche in Paesi diversi.
Mia suocera e mio suocero sono dovuti scappare dalla loro casa, in seguito all’occupazione russa, e hanno raggiunto l’Ucraina attraverso la Lettonia e la Polonia. Purtroppo mia suocera non è riuscita a superare lo stress ed è morta pochi mesi dopo. Continua a leggere

Ucraina. Il “terrorista”: un ex pubblico ministero dell’Ossezia parla della guerra e della sua patria

A cura di Natalia Kildiyarova, in Kavkaz.Realii, del 5 gennaio 2024
Tedeev risponde alla chiamata del corrispondente in questo modo:
Buongiorno, l’estremista e terrorista Kazbek ti sta ascoltando. L’estremista è al telefono! Sono come Lenin in esilio, giusto? (Ride).
Come hai scoperto di essere incluso nella lista degli estremisti e terroristi?
Al mattino, una amica mi ha chiamato e mi ha detto: “Ciao, estremista! Come ti senti?” Non ho prestato molta attenzione a quanto diceva, pensavo che stesse scherzando. Continua a leggere

Ucraina. Due sorelle: ‘La nostra epoca sarà la più disumana di tutte?’

A cura di Elisa Mignot, in Le Monde, 21 novembre 2023
Parigi, 31 ottobre 2023,
Metto queste parole su carta in un momento molto difficile. Il padre di Yanis, il mio compagno, ci lascia a seguito di un’operazione andata male. Aspettiamo da una settimana, intrappolati tra la vita e la morte. Non sono estranea a questa sensazione. L’ho sentita nella mia carne all’inizio di questa guerra, dal 24 febbraio 2022. Grazie a Dio non ho perso nessuno, ma la paura di vedere scomparire una persona cara è la sensazione peggiore che ci sia….
Kiev, 31 ottobre 2023,
Dal 21 settembre, data della mia ultima lettera, Kiev non è stata bombardata. È un periodo tranquillo, siamo viziati, la notte dormiamo, non siamo molto stressati. L’anno scorso il mese di ottobre è stato uno dei più duri: i rachisti hanno bombardato le infrastrutture energetiche, sono iniziati i blackout invernali, tutta l’Ucraina era al buio. Ma ora… la vita è in pieno svolgimento a Kiev. La gente lavora, esce, i bambini sono ovunque. Questa “reillusione” (un misto di realtà e illusione) dà l’impressione che la guerra non sia più con noi. Continua a leggere

In Agensir, 29 Marzo 2024
“Se guardiamo alla Passione di Gesù che viviamo nella liturgia di questa Settimana Santa, ci accorgiamo che è molto vicina a quanto stiamo vivendo qui. Gesù è morto e anche i nostri familiari, i nostri amici, i nostri conoscenti muoiono. È una grandissima sofferenza. E stiamo parlando di una sofferenza vissuta da persone che non sono colpevoli, come Gesù era innocente. Siamo nelle tenebre”. È mons. Mykola Petro Luchok, vescovo della Chiesa cattolica romana di Mukachevo, a raccontare come l’Ucraina sta vivendo questa Settimana Santa, per il terzo anno, in guerra. “Ci sono tante tenebre. Paura, insicurezza e incertezza. Non sappiamo cosa succederà in futuro”. Continua a leggere

Di Alsadiq Sumel, pubblicata in The Guardian, 28 novembre 2023
Abdel Rahman, figlio mio. Oggi tua mamma mi ha mostrato una tua foto che non avevo mai visto prima. Non so dove né quando sia stata scattata ma mi è venuta voglia di scriverti. Nel nostro Paese è scoppiata la guerra e la distruzione si è ampliata.
So che ti sarà già mancato il suono dei passi di tua madre durante le sue visite settimanali del venerdì mattina alla tua tomba. Ma volevo farti sapere che sei stato molto più fortunato di coloro che sono stati uccisi dopo di te. La nostra consolazione, amore della mia anima, è che ti abbiamo portato alla tua ultima dimora e ti abbiamo seppellito. Continua a leggere