Speciale Ucraina 2
Sostenere la resistenza degli ucraini? Una discussione al capolinea?
Si è dato ampio spazio, nei giorni scorsi, alla discussione apertasi circa l’opportunità di inviare armi a sostegno della resistenza che gli ucraini oppongono all’invasione. L’impressione ora è che questo dibattito abbia dato quel che poteva dare e si stia avvitando su se stesso, anche perché, riguardando delle minoranze, i suoi effetti pratici appaiono nulli. I governi hanno deciso di sostenere la resistenza con l’invio di armi e questo è un fatto.
La discussione semmai dovrebbe spostarsi sul quanto e sul come questo sostegno militare dovrebbe sostanziarsi.
Morire per Kiev? I bambini ucraini e la stampa italiana
Si propone un intervento di Andrea Cappussela, pubblicato su Il Mulino rivista.
Come ci si colloca tra le opposte esigenze di difendere l’aggredito e di evitare una spirale che potrebbe estendere il conflitto alla Nato e, potenzialmente, condurre all’uso dell’arma nucleare? Questa è la domanda; a cui peraltro Cappussela non sembra in grado di dare una risposta. Continua a leggere
Il bisogno di pace e gli inviti ad armarsi
La discussione nel mondo “laico”, nel frattempo, conferma le posizioni che si erano già manifestate e interventi come quelli di Donatella di Cesare o di Carlo Rovelli (contrari all’invio di aiuti militari) non aggiungono nulla a quanto si era sentito, semmai colpiscono per la loro genericità. Nella migliore delle ipotesi si cerca di argomentare più analiticamente le ragioni per cui l’invio delle armi è rischioso o condannabile come prova a fare Danilo De Biasio (direttore del Festival dei Diritti Umani di Milano) sempre su Il Mulino Rivista. Continua a leggere
In ambito cattolico la discussione si attorciglia attorno a considerazioni sempre più complicate relative alla dottrina, che non riescono ad evitare l’impressione di un ritorno alla casistica tradizionale e che, pur partendo dalle medesime fonti, giungono a conclusioni diverse, chi a favore, chi contro.
A PROPOSITO DI LEGITTIMA DIFESA ARMATA
Si può vedere a questo riguardo il lungo e tormentato intervento di Domenico Marrone (Docente di Teologia morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari), in SettimanaNews del 14/02, il quale giunge a conclusioni opposte a quelle sostenute da Rocco D’Ambrosio (lo abbiamo già incontrato nell’invio precedente di materiali). Continua a leggere
Il fervore con cui questa discussione si è sviluppata in ambito cattolico, data la sua sostanziale irrilevanza pratica, fa pensare che a essere in gioco fosse il tradizionale bisogno di sentirsi a posto con la propria coscienza più che l’esigenza di trovare soluzioni alla crisi in corso. Continua a leggere
Al popolo ucraino il Nobel per la pace
Può essere interessante allora, per concludere, dare un’occhiata oltre il Brennero; al modo in cui affronta il tema un teologo (e sociologo) Ceco, Tomás Halík, il quale vive al di là dei vecchi confini della “cortina di ferro”, soffre quella storia, ma che abbiamo imparato ad apprezzare per i suoi recenti interventi sul declino della chiesa cattolica. Continua a leggere
ALCUNI ATTREZZI PER CAPIRE
L’incomprensione, quasi totale in Europa occidentale (ma non in America…) di quanto aveva in animo di fare Putin dice che le categorie don cui interpretiamo il mondo hanno bisogno di essere migliorate. Proponiamo due articoli i quali possono aiutare a questo fine. Essi hanno molto in comune, nel senso che discutono la capacità dell’approccio realista alle relazioni internazionali di spiegare quanto avvenuto. Entrambi prendono le mossa da un autore John Mearsheimer (Università di Chicago), un teorico di questo genere di approccio, per proporne un altro. Nel 2015 costui sostenne che la responsabilità dell’aggressione russa alla Crimea era dell’espansionismo degli USA e della Nato. Egli criticava la pretesa di un paese di confine tra due grandi potenze come l’Ucraina di scegliere per l’una a dispetto dell’altra. Questa lettura è stata ripresa dai russi e da molti che in Europa criticano la Nato.
Perché non abbiamo capito le vere intenzioni di Vladimir Putin
Il primo intervento orientato a discutere questo approccio è di Stathis Kalyvas, un politologo greco che insegna a Oxford. In un articolo apparso su Internazionale.it il 10/03/2022, riportato di seguito, egli ricorda che Mearsheimer riteneva però anche che una invasione dell’Ucraina da parte della Russia avrebbe avuto effetti disastrosi sulla Russia stessa, ma che Putin era troppo sveglio per farlo. Continua a leggere
Di che cosa è fatta questa guerra?
Filippo Dionigi (prof. di Relazioni internazionali all’università di Bristol), in “Di che cosa è fatta questa guerra”, Il Mulino Rivista del 12/03/2022 , sviluppa considerazioni che completano il ragionamento di Kalyvas. Continua a leggere
COME SE NE PUO’ USCIRE?
In Italia la stampa non sembra molto interessata a informare sulle ipotesi di uscita dalla crisi attuale di cui si discute nei paesi che contano. Abbiamo quindi la sensazione che non vi sia nessuna idea. Nel clima di guerra mediatica in cui siamo entrati inoltre, chi prova a capire il punto di vista russo viene subito tacciato di giustificazionismo. Ma in realtà comprendere le ragioni dell’avversario è il primo passo per immaginare un percorso diplomatico efficace.
Ucraina: cosa vuole la Russia, cosa può fare l’occidente
Prova a farlo seriamente uno studioso britannico, Anatol Lieven, ricercatore sui rapporti tra Russia e Europa presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft, in un articolo del 25/02/2022, (qui di seguito si propone una traduzione casereccia, perché i media italiani non se ne sono occupati). Continua a leggere
Come arrivare alla pace in Ucraina
Anatol Lieven a distanza di pochi giorni, il 3 marzo u.s., scrive un nuovo articolo in Responsible Statecraft, che qui mettiamo a disposizione, anch’esso in una traduzione casereccia. Il fatto nuovo da cui egli prende le mosse è costituito dalla capacità di resistenza manifestato dagli ucraini e dalle difficoltà incontrate dall’invasione russa. Continua a leggere