Sintesi della discussione nella riunione dei promotori del 22 giugno 2024
È stato positivo l’incontro pubblico su Religioni e Guerra, anche se limitato ad un confronto tra cattolici, ormai diventati una minoranza. Dovremmo eventualmente riprendere il tema, ascoltando anche altre voci.
Tra il MAGA (Rendiamo di nuovo grande l’America) di Trump e il MEGA (Rendiamo grande l’Europa) di Orban, l’Occidente ha perso peso e influenza, v. Africa.
Sull’eurocentrismo e il futuro del modello occidentale, già Morin anni fa ne prevedeva il superamento, auspicando di conservarne però il meglio: la democrazia e i diritti e prendendo le distanze dagli atteggiamenti imperialistici e predatori, che hanno influenzato anche altre parti del mondo.
Giustizia: i magistrati rischiano di apparire conservatori. Le reazioni della politica, anche per qualche infortunio, sono comprensibili, in ogni caso una riforma è necessaria. Sulla giustizia in Italia ci sono spazi per discutere, oltre le polarizzazioni. Ad esempio sulle carceri c’è molta ipocrisia, a destra come a sinistra e poche politiche concrete e risorse stanziate. Va smentita l’idea della magistratura come forza di conservazione. Si potrebbe ripartire dalla riforma Cartabia, ma Nordio l’ha liquidata. La destra di governo vuole una magistratura inoffensiva, secondo il progetto Berlusconi e la riforma proposta offre pochi spazi di interlocuzione, apparendo di fatto un tentativo di liquidazione dell’impianto costituzionale.
Autonomia differenziata: un argomento “manipolatorio”. Una legge confusionaria, che genera uno stato arlecchino. Troppa confusione e sovrapposizioni di competenze. La riforma dei sindaci è stata un successo, si sa chi decide. Paghiamo ancora, per il resto, un eccesso di cautela postbellica antiautoritaria. Bisognerebbe ripartire dalle aperture di Ceccanti, per evitare scontri e rischi di non far nulla. C’è un confronto aperto sul tema anche a sinistra, con voci amiche, come M. Miotto, che potremmo coinvolgere.
Sul premierato, se si vuole mantenere la centralità del parlamento, andrebbe anzitutto fatto lavorare, facendolo diventare una sede di confronto vero sulle concrete politiche, alla ricerca di soluzioni condivise. Il referendum invece andrebbe evitato, per non innescare ulteriori dannose e sterili contrapposizioni.
Su democrazia e riforme, la Costituzione aiuta a garantire pluralismo e pluralità di approcci. Il problema aperto è come arrivare a composizioni e decisioni. Vanno anzitutto tenute insieme le due parti della Costituzione e va superato un approccio da controversia.
Le contrapposizioni, anche tra “vicini”, a dx come a sx, crescono. Il conflitto non negativo in sé, va gestito in modo non violento.
Ci sono ragioni per essere preoccupati della chiesa italiana e non solo. La sinodalità ha evidenziato il peso degli strumenti di potere interni e le enormi diversità tra le chiese regionali e continentali, per cui ci sarà un problema di “ecumenismo” all’interno della chiesa cattolica. Il nodo particolarmente delicato è quello dell’autorità e del potere, con i vescovi che continuano a esercitarlo in un modo che influenza il dibattito sinodale stesso. Una catastrofe incombe e il conflitto interno cresce, mentre il contributo dei teologi e delle teologhe in particolare, non produce niente di nuovo, per le forti resistenze in campo (vedi gli africani con le benedizioni per i gay, ma non solo).
Sulla questione del potere nella chiesa, la questione è di come tenere insieme le diverse prospettive e posizioni. Il recente documento vaticano sul primato petrino, ad esempio, espone uno status queastionis particolarmente interessante. L’autorità nella chiesa richiede un gioco di aperture e bilanciamenti a cui non siamo preparati, avendo strutture ormai obsolete, ma il tema del pluralismo interno e di come gestirlo è aperto.
Il tema del corpo e dell’identità di genere forte tra i giovani, da sondare e capire.. Da una ricerca fatta una su quattro delle ragazze dell’agesci si definisce non binaria, stesso risultato che emerge sentendo gli studenti e le studentesse universitarie di Padova. Un cambiamento in accelerazione, come pure sull’ aborto, sul quale in Italia calano i numeri, rispetto alla Francia, dove è stato messo nella costituzione.
Colpisce che, a proposito del tema della fluidità, mentre in passato la questione omosessuale rappresentava una critica al modello borghese, oggi gli omosessuali chiedano il matrimonio.
Il Forum, sua natura e suo scopo
La caratteristica principale del Forum è di costituire una sede dove ci si aiuta a capire quel che succede, cosa che è difficile fare da soli. Globalizzazione, interrelazioni e interdipendenza crescenti, insieme con conflittualità: chi le governerà, come starci dentro sensatamente, come cittadini e come Chiesa? In Italia facciamo i conti con le conseguenze nella mentalità comune di certi sdoganamenti nei contenuti e nei linguaggi, a partire da Berlusconi, ma non solo. La nostra iniziativa regge nel tempo, anche nei numeri dei nostri incontri, una ventina di persone che continuano a frequentare il gruppo dei promotori. Lo scopo da perseguire è di aprire uno spazio tra populismo (dx) e millenarismo (sx). A sx c’è la tendenza ad enfatizzare alcuni temi, ad esempio il clima, ma non solo, prospettando necessari cambiamenti radicali e trascurando la ricerca di ripari e rimedi parziali possibili.
Il forum serve ad abbassare i toni e allungare lo sguardo sui fenomeni, collocandoli in una prospettiva di più lunga durata, per non prendere abbagli. Un lavoro politico-culturale che va continuato. Ci sono fenomeni fuori dalla nostra portata (ad es. la crescita della popolazione mondiale e dove essa si colloca e con quali effetti), ma non dalla nostra riflessione, per non perdere il senso di essere “umani” Dobbiamo stare nelle diversità, dialogando e dove non è possibile il dialogo trovando altre strade e modi per convivere, come ci ha sollecitato Stella Morra.
Nel forum si realizza lo sforzo di conoscere e dialogare con altre culture, con attenzione anche alla dimensione spirituale. Un lavoro utile per la nostra chiesa, per capire meglio l’uomo di oggi, non solo in occidente, aprendosi ad una cittadinanza più ampia.
Il filo conduttore dei nostri discorsi è costituito dalla critica dei modelli culturali e dalla necessità di relativizzarne gli stereotipi e i riferimenti storici che ci stanno dietro.
Lo spaesamento delle persone dentro i cambiamenti è un fatto non necessariamente negativo, che apre diverse prospettive e richiede da parte di tutti una certa flessibilità per poter accogliere punti di vista diversi. Il dialogo intergenerazionale e tra le diverse posizioni nella chiesa richiedono gli stessi atteggiamenti e gli stessi strumenti.
Vanno tenute insieme attualità e approfondimento nella prospettiva di un programma 2024-2025. L’attualità talvolta butta addosso temi radicali di fondo, come la guerra, anzi le due guerre scoppiate negli ultimi due anni. Speriamo di riuscire a lavorare più su temi di fondo, provando a capire i processi e coltivando gli atteggiamenti indispensabili per affrontarli. Ad esempio, il male nella storia, (guerre), i limiti della condizione umana (pandemia). Su questo necessaria una riflessione anche teologica. Viviamo in un mondo insicuro, come gestire l’insicurezza generalizzata e crescente? Dovremo occuparci più di questo che delle politiche immediate da mettere in campo.
Le diversità, come si vivono, nella chiesa e fuori. Sembrano venir meno i meccanismi di fiducia, la tendenza tra “prossimi” a fidarsi, a delegare. Le società radicalizzate e la rappresentanza dei ceti subalterni, emarginati anche culturalmente. Capire le ragioni e la cura, della rabbia. Un disorientamento, nato col covid, che alimenta sensibilità complottistiche.
I temi
È in gioco la geopolitica e chi sta al centro del gioco geopolitico. Come forum dovremmo approfondire la riflessione sulle tendenze della politica, a cominciare da quella mondiale.
Crisi ecologica, economica, demografica, dovremmo approfondire questi argomenti.
Le disuguaglianze, sarebbe necessario il confronto con altri paesi, su salari e produttività.
Le diseguaglianze, un problema che implica due dimensioni importanti, la carità e la giustizia, che hanno una storia e che vanno tenute insieme.
Interculturalità, intergenerazionalità, migrazioni e green deal, che senso di futuro e di stare insieme si può trovare, con l’insicurezza dei ceti disagiati e la ricerca di appartenenza che ne deriva.
Biopolitica, bioetica e dialogo intergenerazionale, un confronto, delicato, da continuare.
Intrigante e di attualità il tema delle diversità di genere, che si intreccia con quello delle diversità generazionali. Una questione anche di codici
Mantenere l’attenzione sulla polarizzazione delle diversità, anche interne alle diverse aree politiche, anche nella chiesa. Il pluralismo intraecclesiale e nella/le società, fin dove si può arrivare e si riesce a gestire, anche dentro mondi omogenei. Come si sta dentro alle crescenti polarizzazioni e conflittualità e come gestire in modo non violento questi processi.
Futuro della Chiesa e sinodalità, una riflessione più ampia, che parta dal senso di credere oggi, di cui parla anche Halik, ne “il pomeriggio del Cristianesimo”. Da qui anche il dialogo interreligioso e prima ancora quello intraecclesiale.
Cercare di capire dove va la Chiesa, con il sinodo e oltre il papato di Francesco.
La cultura della dx di governo, un tema da approfondire. ll Veneto ed elezioni, un terremoto in corso, diciamo qualcosa?
Strumenti e limiti
Il FL deve tenere su un certo livello, senza inseguire le emergenze, cogliendo i movimenti di fondo, ragionando dopo e di lato. Molto materiale, molti stimoli e necessario realismo, non possiamo pretendere di parlare di tutto e con tutti. Tocca scegliere, tra attualità (prossime elezioni amministrative, riforme e autonomia) e temi più di fondo, avendo attenzione realisticamente alle forze che abbiamo, prima di mettere in campo nuove iniziative e strumenti. Non sarà possibile realizzare più di un convegno all’anno, salvo sorprese e disponibilità di risorse umane aggiuntive alle attuali.
Temi religiosi e/o laici, cosa privilegiare? Nella chiesa secolarizzazione e pluralismo interno galoppanti, in assenza di capacità di riforma. Infine, sulla cultura della destra di governo. Un ambito abbastanza delimitato, su cui G. Formigoni ha detto cose interessanti. Se qualcuno se ne occupa, si potrebbe affrontare il problema, contattandolo. Potremmo affrontare il tema delle diseguaglianze, se qualcuno se ne occupasse.
Sulle pratiche di comunicazione non conflittuale, a Giavera sono state fatte delle esperienze in proposito, da cui emergono strumenti utili, anche per il dialogo interreligioso (comunicazione non verbale, attenzione ai codici, decontrazione degli stereotipi, decentramento dei punti di vista, etc.).
Abbiamo un serio problema di partecipazione di giovani, ma anche di donne..
Dovremmo rimaterializzare la comunicazione, almeno un po’. Oggi è tutto troppo evanescente.