“Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene. Solo da questa domanda storicamente responsabile possono nascere soluzioni feconde, anche se provvisoriamente mortificanti. In una parola: è molto più facile affrontare una questione mantenendosi sul piano dei principi che in atteggiamenti di concreta responsabilità. La generazione nuova possiederà sempre l’istinto sicuro per riconoscere se si agisce solo in base a un principio o in base a una responsabilità vitale; perché in questo si gioca il suo stesso futuro” [Dietrich Bonhoeffer]
“La prima resistenza è quella dello spirito, che deve sempre resistere all’intimidazione di tutte le menzogne propinate come verità e al contagio di tutte le ubriacature collettive.
Deve saper non cedere mai al delirio della responsabilità collettiva di un popolo o di un’etnia. Esige che si sappia resistere all’odio e al disprezzo. Pretende la fatica di comprendere la complessità dei problemi senza mai cedere a una visione parziale o unilaterale. Richiede ricerca, verifica delle informazioni e accettazione delle incertezze”. [Edgar Morin]
Le due impegnative citazioni poste a introduzione di questa nota vanno certo al di là delle nostre possibilità; eppure richiamano alcuni dei fili conduttori che hanno sorretto il nostro incontrarci. Esse indicano una via e uno spirito con cui abitarla, che ci sentiamo sollecitati a mantenere vivi, pur nella consapevolezza dei nostri limiti.
È proprio a questo fine in fondo che nel corso della primavera estate 2023 abbiamo condotto una verifica sul senso e la validità del nostro Forum, a cinque anni dalla sua nascita (novembre 2018). Sono state ascoltate numerose persone sia tra i promotori che tra coloro che seguono le sue attività senza un impegno diretto. Alcuni ci hanno scritto. Sul materiale raccolto sono stati condotti due incontri dei promotori.
Le motivazioni iniziali
Ricordiamo le ragioni iniziali che hanno dato vita al Forum, riassumendo brevemente quello che nella sostanza i partecipanti ai primi incontri si sono detti: “Siamo consapevoli di trovarci in presenza, nello spazio della storia e in quello della politica, di mutamenti di grande rilievo, per taluni aspetti preoccupanti, in ogni caso non facili da comprendere e da valutare. Costatata l’assenza di luoghi adatti a questo scopo nelle nostre chiese, riteniamo necessario creare una sede, se possibile di Nord Est, connotata ecclesialmente, in cui confrontarsi pacatamente e con franchezza su quanto sta avvenendo nella società italiana e a livello più ampio. Ci ritroveremo con periodicità allo scopo di aiutarci reciprocamente nella comprensione di eventi e trasformazioni da cui ci sentiamo interrogati. Nel fare ciò cercheremo di promuovere e sostenere una ripresa di attenzione ecclesiale verso una storia che con ogni evidenza sta riprendendo la sua corsa”.
Negli anni successivi
Negli anni che sono succeduti i motivi di preoccupazione non si sono diradati e ne sono sorti di nuovi, di impatto ancora maggiore: dalla crisi sanitaria generata dall’epidemia di Covid all’aggravarsi della situazione climatica, a segni espliciti di sfarinamento dei sistemi democratici; dalla guerra in Ucraina a quella in Medio Oriente. Seguire questi avvenimenti e contribuire a chiarirne il senso, sia come cittadini che come cristiani, è diventato compito sempre più oneroso e non risolvibile solo attraverso alcuni incontri dei promotori. Il Forum ha cercato di farlo anche mediante un lavoro di carattere divulgativo, con risultati alterni, ma ciò ha richiesto un impegno notevole cui non tutti erano in grado di partecipare assiduamente, anno dopo anno, tanto più che i promotori del Forum sono in genere persone che hanno numerosi altri impegni. Questo ha generato una riduzione dei partecipanti assidui, oggi definiti da un gruppo più ristretto, ma stabilizzato. In ciò ha pesato anche la difficoltà a mantenere una partecipazione costante da parte di persone che non risiedono in Veneto.
La difficoltà della chiesa a guardare fuori di sé
In contrasto con il rapido susseguirsi di eventi che stanno modificando profondamente il mondo in cui viviamo e in cui le nostre chiese operano, queste si sono dimostrate più impenetrabili di quanto immaginavamo alla proposta di aprire il proprio sguardo oltre il confine ecclesiale. Anzi, gli incontri di confronto e di carattere formativo sui “segni dei tempi” si sono diradati e ciò è avvenuto proprio mentre il personale ecclesiastico e molti laici impegnati hanno la percezione di non avere più i codici per interpretare il mondo in cui sono immersi. Prevale perciò un diffuso senso di impotenza che rafforza la tendenza a rinchiudersi nelle questioni interne.
Per ragioni anche comprensibili, non ultimo l’indebolimento delle risorse disponibili, le chiese del Nord Est, non diversamente da quella italiana, appaiono oggi ripiegate su se stesse, in difficoltà a guardare fuori di sé, impaurite dagli effetti che potrebbe avere aprire un confronto interno sull’attualità storica. Dobbiamo prendere atto – come gran parte delle persone che abbiamo ascoltato ci hanno suggerito – che probabilmente a breve questa situazione non si modificherà.
Un effetto di ciò si è manifestato nello stesso Forum, nei termini di una rarefazione delle presenze connotate primariamente dall’appartenenza ecclesiale, bilanciate peraltro dall’apparire di figure caratterizzate da interessi sociali e politici che hanno visto nel Forum uno stimolo utile alla loro riflessione.
La spinta a proseguire
Al termine della verifica possiamo dire di aver ricevuto una spinta unanime a proseguire con la nostra presenza. Il Forum è infatti apparso, con i suoi limiti, come uno spazio da conservare per il suo essere una delle poche sedi di confronto in cui esso avviene con un certo stile e per la sua capacità di produrre e diffondere riflessioni altrimenti non facilmente reperibili.
Il metodo di lavoro
Dovrà quindi rimanere come nostro tratto qualificante quel metodo di lavoro caratterizzato da volontà di comprendere più che schierarsi, senso della complessità, interesse per le diversità, disponibilità a cavalcare le tendenze polarizzanti cercando di contenerle attraverso l’ascolto delle ragioni di tutti; un metodo di riflessione che si nutre delle esperienze dei partecipanti, del loro desiderio di pensare, ed anche dell’analisi scientifica, quando necessaria. Non rinunceremo a mettere a disposizione delle riflessioni articolate, anche se notiamo che c’è una crescente difficoltà, negli ambienti con cui siamo interessati a dialogare, a stare su un pensiero di tipo complesso. Questa è del resto una delle sfide del nostro tempo. (Cfr. la citazione di Morin)
Un gruppo che prova a pensare e ad aiutare a pensare
Il tentativo è quello di essere ancora un gruppo che prova a pensare e ad aiutare a pensare, sia politicamente che cristianamente, esplorando le connessioni culturali tra queste due dimensioni.
Si tratta perciò di mantenere in vita uno spazio di confronto rivolto in prima battuta al bisogno di comprensione e discernimento di coloro che il forum lo hanno promosso e in secondo luogo alla divulgazione di “letture” della situazione contemporanea utili a interpretare e a vagliare le trasformazioni in corso. Ciò avendo in mente un pubblico qualificato, dotato cioè di un minimo di strumenti e di expertise, dentro e fuori la chiesa. Non saremmo nelle condizioni di andare oltre.
Gli incontri e l’attività di servizio
Noi stessi ci siamo resi conto che oggi il Forum di Limena, più che essere un convergere di soggetti che disegnano una rete formata da un complesso di realtà organizzate, come è stato nella fase di decollo dell’esperienza, è da un lato un gruppo di persone che sviluppa degli approfondimenti tematici, attraverso gli incontri periodici dei promotori e i seminari pubblici, dall’altro un’attività di servizio su temi di rilevante attualità, in campo socio-politico e ecclesiale.
Una esperienza ecclesiale, che opera nella logica del “lievito”
Il Forum continuerà a considerarsi una esperienza ecclesiale e a mantenere rapporti con le autorità ecclesiastiche interessate a un rapporto fecondo. Esso però passa dalla pretesa, rivelatasi troppo ambiziosa, di “modificare e influenzare” alla disponibilità a svolgere il servizio di cui è capace in favore delle persone di chiesa e non di chiesa che appaiono interessate alle sue proposte, senza darsi troppa pena di misurare gli effetti della propria azione.
In questo senso la logica in cui il Forum si pone è quella del lievito, del seme, proiettato sul domani più ancora che sull’oggi (Cfr. Bonhoeffer). Esso si propone di tenere vive certe problematiche per la loro oggettiva rilevanza, e lo farà senza assillarsi troppo con il chiedersi ripetuto quale possa essere l’utilità del proprio agire; tanto più che si tratta di una dimensione difficilmente pesabile, affidata com’è all’azione – negli ambienti di appartenenza – delle persone che trovano interessanti le nostre sollecitazioni e ne ricavano giovamento.
Scopo primario
Scopo primario rispetto agli ambienti di chiesa rimane quello di risvegliare ed aiutare l’interesse a guardare “fuori” e a farlo recuperando un po’ quella capacità di pensare politicamente, la cui assenza costituisce non da oggi uno dei limiti dei cattolici italiani, come già avevano capito Lazzati e De Gasperi. L’attenzione per le problematiche interne alla vita ecclesiale si pone quindi come importante e necessaria, ma non primaria.
L’orizzonte temporale
L’orizzonte in cui cerchiamo di porci non è quello di breve periodo, perché sono i tempi odierni a richiederlo. L’attualità che interessa e su cui abbiamo finora cercato di stare non è e non sarà quella mediatica, ma quella che produce effetti di lungo periodo, questo al di là dei tempi di durata del Forum (cfr. di nuovo Bonhoeffer).
Di conseguenza, come è stato finora, il livello di approfondimento si sforzerà di andare al di là del livello elementare. Le proposte operative e le mediazioni pastorali potranno esserci, quando ci sembrerà di avere qualcosa da dire su questi piani, certamente rilevanti, ma non sarà primariamente su questo che dovrà essere valutato l’operare del Forum.
Il problema dei linguaggi
Proprio perché riteniamo questa esigenza imprescindibile, ma ne comprendiamo anche i rischi di elitarismo, un problema su cui ci sforzeremo di aggiustare il nostro modo di lavorare è far sì che anche chi non controlla linguaggi esperti possa partecipare all’elaborazione e al confronto. Si tratterà di valorizzare le esperienze e di evitare lessici troppo specialistici, lasciando spazio a una pluralità di linguaggi e di competenze.
I limiti delle risorse
Naturalmente in tutto ciò si dovranno commisurare con ragionevolezza le ambizioni del fare, che tengono sempre a sfuggire di mano, con le risorse, soprattutto quelle umane, che tendono ad essere strutturalmente inadeguate.
Stante la situazione attuale è immaginabile che i seminari pubblici potranno essere uno o nella migliore delle ipotesi due all’anno. I temi su cui incentrarli andranno scelti e programmati, per non appiattirci troppo sull’attualità. Ma senza che ciò ostacoli la possibilità di mantenere, per quanto possibile, un focus acceso sulle questioni cruciali che in questi anni attraversano l’attualità e che avranno effetti di lungo periodo, come finora abbiamo fatto, o tentato di fare.
Nel caso si individuino nuovi temi su cui lavorare, evitando però l’estemporaneità delle scelte, sarà necessario valutare bene di volta in volta la disponibilità di risorse in grado di gestirli. Come prima cosa si tratterà di verificare l’esistenza di altri soggetti culturalmente vicini che si stanno occupando dello stesso tema, al fine di mettere insieme le risorse.
Altri aspetti dell’attività
Per quanto riguarda i due strumenti di divulgazione di cui il Forum dispone – Sito e News Letter – si farà in modo che le NL siano più snelle e frequenti. Per quanto riguarda il sito, fino ad ora sottoutilizzato, si sta valutando se inserirvi un blog in cui pubblicare interventi e documentazione su temi che interessano il Forum, in modo tale da renderlo più stimolante.
Si decide di verificare inoltre la possibilità di avere un rapporto meno saltuario di quello sviluppato finora con i giornali diocesani.
Gennaio 2024