Se ne parla già meno, data l’attenzione riservata al premierato, ma come è noto Il 23 gennaio 2024 il Senato ha approvato il disegno di legge quadro sull’autonoma differenziata. Va detto subito che il provvedimento non è ancora legge perché dovrà prima passare alla Camera per l’ulteriore approvazione.
Come di prassi, gli accenti con cui esso è stato accolto paiono affetti da disturbi “bipolari”, senza che vi sia una cura politica, una specie di “Litio”, utile a raffreddare gli animi. C’è dunque chi si vende il provvedimento come se si trattasse della realizzazione del federalismo e chi lo considera la fine dell’unità nazionale e della democrazia. Entrambi pensano ovviamente alle prossime elezioni europee.
Sul tema il 21 gennaio di quest’anno il prof. Paolo Feltrin, che gli amici del Forum di Limena, conoscono bene per la chiarezza con cui esprime le sue opinioni e per il loro carattere spesso provocatorio, ma proprio per questo utili a ragionare, ha tenuto una conferenza all’università popolare Auser di Treviso dal significativo titolo “L’araba fenice dell’autonomia differenziata”. Qui ne proponiamo una sintesi*.
Un tema controverso
La valutazione del provvedimento è tema controverso: gli stessi giuristi hanno opinioni diverse, mentre sulla questione dell’autonomia orientamenti contraddittori sono presenti in tutti gli schieramenti politici. Secondo Feltrin non è quel “dramma” che alcuni dicono, né quella “vittoria” che altri pensano. Si tratta in realtà dell’ennesima tappa di una discussione che procede da cinquant’anni e più, e che finora ha prodotto solo “chiacchiere” e “tempo perso”.
La conferenza è suddivisa in tre parti (a-b-c).
a) Le origini
La prima è di carattere storico. Qui Feltrin si gode nel “tirare fuori gli scheletri dall’armadio”. Egli sottolinea il peso rilevante che hanno avuto componenti varie della sinistra nel sostenere la prospettiva dell’autonomismo regionale spinto. In alcuni momenti della sua disamina forse eccede, ma è probabile lo faccia perché, dinnanzi a un pubblico prevalentemente di sinistra, ritiene di dover richiamare con più forza gli errori commessi proprio dalla sinistra. Se oggi siamo qui a discutere di un provvedimento come quello approvato dal Senato lo si deve assai più all’operato della sinistra che della destra, sembra voler dire.
Sulle orme di Massimo d’Alema Feltrin si chiede se la Lega delle origini non fosse in realtà una “costola della sinistra”, come lascerebbe intendere una ricostruzione delle biografie dei fondatori della Liga Veneta, una formazione politica che inizialmente era favorevole all’Europa e contraria al razzismo. In ogni caso è poi il duo Cacciari-Lago a sostenere accesamente l’ipotesi federalista, fino ad arrivare alla riforma del Titolo V^ della Costituzione. I principali autori di questa furono D’Alema e Amato, di nuovo due esponenti della sinistra, che decisero senza troppe consultazioni, nella generale ambascia dei costituzionalisti i quali mai avevano visto una costituzione che poneva sullo stesso piano Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni (in ordine inverso).
É questa riforma a prevedere la possibilità per le Regioni di chiedere ulteriori forme di autonomia, fino a comprendervi 23 materie (è “demenziale” dice Feltrin); da trasferire mediante accordi tra regioni e governo approvati dal parlamento.
Nei quindici anni successivi ci sono dei referendum regionali consultivi, ma nella sostanza non succede nulla. Poiché la strada degli accordi pare non funzionare a qualcuno (Calderoli) viene l’idea di una legge quadro per regolamentare le procedure da seguire. È quella approvata dal Senato. Essa non attua il trasferimento ma ne regola i modi. D’altra parte, non essendo prevista esplicitamente dal Titolo V^ i dubbi di costituzionalità sono legittimi e potrebbero venire sollevati.
b) Una critica interna
Il provvedimento può ricevere critiche da un punto di vista interno, che ne accetta cioè la logica, e critiche da una prospettiva esterna, di chi non ne condivide senso e scopi.
Cosa succederà dunque? Premesso che serve una approvazione da parte della Camera e che i tempi non sono prevedibili, il testo licenziato dal Senato, dopo i numerosi emendamenti, è molto più complicato di quello originario. Anche i non addetti ai lavori potrebbero rendersi conto della sua farraginosità e ridondanza con una semplice lettura. Nell’insieme si può dire che, tenuto conto che:
- vi è un eccesso di genericità nelle formulazioni;
- l’attuazione prevede che si tenga conto del quadro finanziario della Regione richiedente;
- il governo ha facoltà di limitare le materie da discutere;
- prima dovranno essere definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) validi su tutto il territorio nazionale e poi dovranno essere emanati i decreti legislativi per la loro attuazione. (Chi ha qualche esperienza nella sanità sa quanto complicato è questo lavoro);
- si dovrà in ogni caso tener conto di due principi: limiti delle risorse disponibili e invarianza finanziaria
si può ritenere che i tempi saranno lunghi, che vi sia un forte rischio di babele normativa, che il destino attuativo sia incerto. Il provvedimento cioè sembra congegnato in modo tale da rallentare l’attuazione dell’autonomia differenziata rendendo complicato il procedimento. “Per fortuna” potrebbero dire chi oggi si pente di aver a suo tempo sostenuta la riforma del Titolo V^.
c) Una critica esterna
Feltrin dichiara apertamente di essere stato sempre contrario alla logica dell’autonomismo spinto. Aggiungo, a conferma di ciò, che nel 1994 scrivemmo insieme un intervento a quattro mani in cui ci interrogavamo sulla praticabilità, le condizioni e i rischi del “massimalismo federalista”, e provavamo a immaginare una via realisticamente percorribile, di “regionalismo possibile”**.
La logica del regionalismo spinto era – ad avviso di Feltrin – figlia di necessità diverse da quelle attuali. Un tempo si pensava che a esigenze diverse dovessero corrispondere risposte differenziate. Oggi la rivoluzione digitale sposta l’accento sulla necessità di sistemi omogenei a livello globale, altrimenti non si dialoga. A cosa servono 20 definizioni di piano regolatore? Non sono più un ostacolo che una facilitazione?
È crollata inoltre l’illusione della Regione leggera, programmatoria. Le Regioni sono reti di servizi e quindi hanno un gran numero di dipendenti.
Il problema vero oggi è quello del coordinamento dei servizi a rete e della definizione di standard omogenei dei servizi e delle prestazioni. A cosa servono 20 schede sanitarie diversificate? Piuttosto si tratta di studiare le soluzioni migliori e diffonderle.
Il punto critico è che il centro romano non è capace di farlo, salvo eccezioni (cfr. green pass). Un gruppo di persone nei ministeri si sopravvaluta e tende ad accentrare su di sé i poteri.
Due criticità pesano oggi sul Paese, oltre a tante altre ovviamente. La prima è un andamento comparativamente deludente del reddito procapite. Forse anche perché manca coordinamento e omogeneità?
La seconda è un’eccessiva differenza del reddito pro-capite tra le Regioni, tra il Nord e il Sud. Mentre in Germania le differenze Est Ovest, che dopo l’unificazione erano maggiori di quelle esistenti tra Nord e Sud da noi, sono rientrate, qui sono andate aumentando. L’Italia va peggio perché il sud non decolla.
Cosa fare allora? Può il Nord disinteressarsi dei problemi del Sud? Evidentemente no, dice Feltrin. Ma per farlo non serve più autonomia; serve contare a Roma. Lo slogan non è “paroni a casa nostra”, ma “comandare a Roma”. Le Regioni in sostanza dovrebbero entrare nel processo decisionale al Centro.
Che cosa succederà allora?
Niente di tragico, né in un senso, né nell’altro. Per certi versi il provvedimento approvato al Senato introduce più vincoli di quelli previsti nel Titolo V^. Il rischio che si corre è piuttosto che dopo un cinquantennio di inconcludenti discussioni sull’autonomia si perda ancora tempo in chiacchiere invece che affrontare i problemi veri del Paese.
Poiché d’altra parte le questioni sollevate da Feltrin, come più vere e importanti dei farraginosi provvedimenti sull’autonomia differenziata, non sono all’ordine del giorno della discussione in nessuna delle agende che contano è probabile che quell’ “irrilevanza veneta” su cui il Forum di Limena tenne un dialogo nel 2021*** continuerà, alla faccia del “federalismo finalmente conquistato”
*È possibile visionare la conferenza al seguente link https://www.youtube.com/watch?v=kLbzapZ0nBs
**L’articolo può essere consultato su questo indirizzo http://www.forumdilimena.com/?page_id=1712
***Il video è disponibile qui http://www.forumdilimena.com/?page_id=1718