Possiamo iniziare dicendo che Trump è alla pari o in vantaggio rispetto a Biden in tutti gli ultimi sondaggi. “Ormai da molti mesi viviamo in un mondo di autoillusioni, ricco di possibilità immaginarie” che ci hanno permesso di tirare avanti come se nulla fosse. “Sappiamo da tempo che c’è una cascata più avanti, ma supponiamo che in qualche modo troveremo la riva prima di oltrepassare il bordo”.
“La fase del pensiero magico sta (però) finendo”. Tra pochi mesi Trump si sarà imposto alla nomination repubblicana. Quando ciò accadrà ci sarà un cambiamento rapido e drammatico nella dinamica del potere politico a suo favore. Fino ad ora è stato possibile esprimere critiche nei suoi confronti e finanziare suoi competitors. Ma quando vincerà le primarie questa libertà si eclisserà. L’ ora della ricerca di alternative si sta chiudendo. La fase successiva riguarda le persone che si adeguano. Chi correrà il rischio di sostenere altri visto che è certo che lui vincerà le primarie? Il resto dei repubblicani seguiranno a ruota, se vorranno avere un futuro nel partito. Dire una parola contro sarà impossibile. Tutto verrà subordinato alla campagna presidenziale. Il Wall Street Journal, che in un editoriale si è opposto coraggiosamente a Trump, continuerà a farlo? “Un vincitore è un vincitore. E un vincitore che ha una ragionevole possibilità di esercitare tutto il potere che c’è da esercitare nel mondo attirerà sostegno, non importa chi sia”.
Trump allora non dominerà solo il suo partito. Diventerà di nuovo il centro dell’attenzione di tutti. Dominerà il paese come un colosso. Ogni sua parola e ogni suo gesto verranno raccontati all’infinito. Tutti vogliono trasmettere i suoi processi e lui li userà per screditare il sistema giudiziario.
Trump entrerà in corsa con Biden con maggiori risorse e con un partito unificato. Ci sono poche probabilità invece che il potere di Biden cresca nei prossimi mesi e che il suo partito si unifichi attorno a lui. Già oggi le defezioni sono vistose. Biden non potrà avvalersi del consueto argomento secondo cui il candidato concorrente manca di esperienza. Trump evidentemente ce l’ha e dai suoi è stata apprezzata. I suoi vecchi collaboratori d’altra parte si sono guardati bene dal dire quante volte hanno dovuto bloccarlo per evitare disastri. Trump inoltre gode del vantaggio del non essere in carica, di non avere cioè responsabilità in quanto sta accadendo. Sotto Trump non c’è stata nessuna invasione dell’Ucraina, nessun attacco a Israele, nessuna ritirata dall’Afghanistan, nessuna inflazione galoppante. Trump ha già intascato poi il presidente della camera e Fox News. C’è infine il problema che Biden non può risolvere: la sua età.
Trump ha un altro vantaggio: mai come oggi si avverte un disgusto bipartisan nei confronti del sistema politico in generale. “Raramente il disordine intrinseco alla democrazia è stato più sorprendente”. Sembra di essere nella Germania di Weimar. Trump trae vantaggio dalle disfunzioni perché è lui a fornire una risposta semplice, e “al diavolo le regole”.
Certo ci sono i processi contro di lui. Ma Trump non sarà contenuto dai tribunali e dallo stato di diritto. Al contrario li utilizzerà per dimostrare il suo potere, un potere che deriva dal seguito che ha, non dalle istituzioni. Ed è amato proprio perché oltrepassa i confini. Per questo è lui stesso che chiede vengano trasmessi in Tv. E quando i voti cominceranno a venire, pensiamo che i giudici lo condanneranno? Non avverrà e ciò dimostrerà che i gli equilibri di potere si sono spostati a favore suo. L’ incapacità del sistema giudiziario di contenere un potere come il suo sarà evidente a tutti. La forza che i suoi seguaci gli danno infatti trascende le leggi.
È quindi chiaro che Trump può vincere le elezioni. E se ciò avvenisse egli “diventerà immediatamente la persona più potente che abbia mai ricoperto quella carica”. Chi potrebbe controllarlo? I poteri giudiziari lo potranno meno di quando era privato cittadino. Il parlamento non riuscirà usare l’arma dell’impeachment visto che non è riuscito a farlo neanche quando Trump era fuori carica. La burocrazia che al primo incarico lo aveva contenuto oggi non riuscirà a farlo. Molti se ne andranno e verranno sostituiti da uomini di Trump. C’è qualcuno che potrebbe bloccarlo se davvero volesse un terzo mandato?
La domanda più urgente allora è: la sua presidenza si trasformerà in una dittatura? Nella sua testa Trump cova un profondo desiderio di vendetta, contro tutti quelli che “vogliono distruggere il sogno americano” e (soprattutto) sono contro lui stesso. Come presidente restituirà il favore. Già oggi indica i nomi di chi vuole far fuori. La sua amministrazione sarà piena di persone con i loro personali elenchi di individui di cui non ci si può fidare da eliminare. I repubblicani del MAGA (make america great again) insistono che Biden è comunista e che la sua amministrazione è un regime comunista. Egli coerentemente starebbe per cedere la leadership mondiale alla Cina “La Cina comunista ha il suo presidente… China Joe” ha twittato una deputata repubblicana. Un nuovo maccartismo si profila all’orizzonte. In un regime il cui presidente sostiene che i media sono “nemici dello stato” la stampa saprà reagire? I vecchi funzionari saranno oggetto di un fuoco di fila di denunce artefatte e sarà molto coraggioso chi li difenderà.
Come reagiranno gli americani ai primi segnali di deriva autoritaria? “Si solleveranno indignati? Non contarci” dice Kogan. Molti continueranno nei loro affari facendo finta di niente. Non succede così anche in Ungheria? Difficile che tra i democratici emerga un nuovo leader in grado di unificarli. Le dittature indeboliscono gli avversari, non li rafforzano. E se in ogni caso qualcuno scendesse in strada Trump potrebbe invocare l’Insurrection Act contro “i delinquenti della sinistra radicale” Qualche stato federale democratico potrebbe tentare di opporsi, ma dovrà fronteggiare la marea dei sostenitori di Trump. Trump ha già promesso di “usare i poteri del suo ufficio per perseguitare chiunque osi sfidarlo”.
La discesa verso la dittatura è inevitabile? Non, non lo è, ma le probabilità che gli Stati Uniti vedano la dittatura sono aumentate considerevolmente, perché molti ostacoli sono stati eliminati. Faremo qualcosa al riguardo? Si chiede Kogan. Il primo problema è che molti non pensano che “un asteroide si stia dirigendo contro di noi”. Il secondo è che quelli che lo pensano “non hanno ritenuto di fare alcun sacrifico per prevenirlo. Tutti hanno sperato che a un certo punto qualche ostacolò all’ascesa di Trump si sarebbe magicamente materializzato. Tanti avrebbero potuto fare qualcosa “ma non lo hanno fatto”. Questo perché in ogni fase fermare Trump avrebbe richiesto un’azione straordinaria da parte di certe persone, un’azione onerosa e che non era in linea con i loro interessi immediati. Ma il destino non lo ha fermato, anzi. E in ogni fase il prezzo da pagare per fermarlo aumenta. Qualcuno teme per la propria stessa incolumità fisica. Tanto più lo temeranno dopo la sua affermazione. “Oggi siamo vicini alla crisi più di quanto lo siamo mai stati, eppure continuiamo a scivolare verso la dittatura, sperando ancora in qualche intervento che ci permetta di sfuggire alle conseguenze della nostra codardia collettiva, della nostra compiacente, intenzionale, ignoranza e, soprattutto, della nostra mancanza di un profondo impegno in favore della democrazia”.