Una perfetta capacità di mimetizzarsi. Il voto dei cattolici

Considerato il peso esercitato in passato dal voto dei cattolici è inevitabile che ad ogni elezione
si ripresenti la domanda peraltro sempre meno rilevante: “Ma i cattolici come hanno votato”?
Ovviamente nella risposta da dare a questa domanda molto dipende dalla definizione che si dà
dei cattolici. Qui, in assenza di qualcosa di meglio, ci riferiamo ai praticanti assidui, lasciando
perdere quel genere di persone la cui appartenenza religiosa non si manifesta che in forme
saltuarie e per le quali quindi si può ritenere che essa influisca poco sui comportamenti (con le
debite eccezioni ovviamente, esistono anche dei magnifici “saltuari”).
È possibile fare una veloce analisi avvalendosi dei risultati di una indagine condotta dall’IPSOS,
l’istituto di ricerca diretto da Nando Pagnoncelli. La numerosità delle interviste condotte –
16.000 e non 1000/1200 come fanno altri – consente di dire qualcosa sui praticanti con un
minimo di serietà.
Dallo studio dell’Ipsos emerge che il voto alle politiche di settembre non aggiunge nulla di nuovo
a quanto le europee del ‘19 avevano messo in luce. I cattolici brillano per la loro perfetta capacità
di mimetizzarsi. Lo si può facilmente vedere dando un’occhiata alla tabella che mette a
confronto le opzioni di voto dei praticanti con quelle della popolazione nel suo insieme.
I praticanti non sono dunque più a destra, come spesso si sente dire. E non sono nemmeno più
a sinistra. Il loro voto si spalma tra le diverse posizioni politiche esattamente come fa la
popolazione italiana, con variazioni minime e comunque non significative. Se c’è una specificità
essa sta in qualche punto percentuale in più di persone che si astengono dal votare, che fu
ancora più evidente alle europee del ‘19 quando i non partecipanti superarono il 50%, ma
rimane forte anche oggi (quasi il 40%).
Nella scelta di non votare in parte si evidenzia la presenza di atteggiamenti caratterizzati da quei
sentimenti antipolitici che sono purtroppo penetrati anche nell’ambiente ecclesiale. In parte
penso sia il derivato di quell’atteggiamento, coltivato proprio all’interno degli ambienti
ecclesiali, in base a cui si dice che il cristiano di fronte al voto è in difficoltà perché la destra
sostiene quelli che al tempo di Benedetto XVI (e di Ruini…) venivano chiamati valori non
negoziabili, ma non è abbastanza interessata alle questioni sociali, mentre la sinistra lo sarebbe,
ma porta avanti principi diversi in ordine alle questioni non negoziabili. In base a questa ormai
invecchiata contrapposizione, che però gira ancora per le parrocchie, non potendo trovare
partiti che contemperino entrambe le istanze alcuni cristiani che si ritengono di “forti principi”
si astengono dal votare.
Sappiamo da tempo che il pluralismo del voto cattolico è un dato assodato, espressione
dell’esistenza tra i cristiano-cattolici di diverse culture politiche e diverse culture tout court, a
loro volta correlate con modi diversificati di intendere l’appartenenza cristiana. Non è questo il
punto.
Il punto è: come dobbiamo valutare l’assoluta assenza di qualsiasi influenza dell’ispirazione
religiosa sul comportamento di voto? Tendo a pensare che una cosa è riconoscere il pluralismo
dei cattolici sul piano del voto, qualcosa di stabile ormai, positivo tra l’altro, perché certamente
il Vangelo è compatibile con diverse culture politiche; un’altra è accettare come del tutto non
problematico il fatto che essi votano (e fanno tante altre cose…) esattamente come gli altri, o
addirittura sembrano meno impegnati politicamente al punto di partecipare di meno al voto,
nonostante le raccomandazioni dei loro vescovi.
Possiamo porci due domande che implicano ipotesi diverse per spiegare questi risultati, la prima
più ottimistica, la seconda meno, ma forse più realistica. La coscienza cristiana è un lievito che
agisce nelle coscienze, in forme che possono essere straordinariamente efficaci, ma agisce in
modo nascosto, non rilevabile con le analisi dei comportamenti elettorali? O, semplicemente, i
cattolici subiscono gli stessi processi mediatizzati di formazione degli orientamenti politici che
agiscono su tutti e, non avendo né luoghi dove confrontarsi politicamente (e pacatamente), né
sorgenti significative che li orientano, reagiscono allineandosi a ciò che fa la popolazione nel suo
insieme?
Tra la nostalgia di alcuni per un tempo caratterizzato dall’egemonia cattolica e la posizione di
chi teorizza, quasi felicemente, l’insignificanza pratica dell’ispirazione cristiana nell’agire politico
è ancora possibile pensare a una terza posizione, senza con ciò pensare a all’ipotesi demodé di
un altro partito dei cattolici? O tertium non datur?
I cattolici e il voto del 25 settembre 2022

I cattolici e il voto del 25 settembre 2022
praticanti assidui Totale popolazione
Fratelli d’Italia 25,3 26,0
Lega 9,0 8,8
Forza Italia 10,6 8,1
Noi Moderati 2,0 0,9
Centro destra 46,9 43,8
     
Partito Democratico 21,9 19,1
Verdi sinistra 1,8 3,6
Più Europa 2,0 2,9
Impegno civico 0,7 0,6
Centro Sinistra 26,4 26,1
     
Movimento 5 Stelle 10,8 15,4
Azione Italia Viva 7,3 7,8
Altre liste 8,6 6,9
Astenuti [39,8] [36,1]

Fonte: elaborazioni Forum di Limena su dati Ipsos