Parlare dei valori in gioco nel tragico scontro in atto, come anche noi stiamo facendo, è inevitabile e necessario, almeno per chi non ha già traslocato nell’empireo. Lo si può fare in molti modi, accontentandosi come oggi molti fanno con la propaganda di chi dà per scontata la propria superiorità. Oppure mettendo a prova il proprio punto di vista per vedere se le ragioni accampate da quelli che chiamiamo paesi della “libertà” e “democrazie” hanno un senso reale, possono contare su vantaggi significativi rispetto ai regimi oligarchici, manifestano qualche coerenza tra il dichiarato e il realizzato, ma senza mai dimenticare il lato oscuro e gli effetti collaterali che anche azioni ben intenzionate trascinano con sé, come una sorta di tentazione e di limitazione.
Per evitare i rischi impliciti in questo parlare dei valori è utile leggere il testo che Gustavo Zagrebelsky ha pubblicato su La Repubblica il 13 aprile 2022. Perché “i valori possono essere cose bellissime, ma maneggiati dai potenti spesso fanno paura”, si trasformano in “armature ideologiche di politiche di potenza, fantasmi che si aggirano tra le genti con lo scopo di reciproche distruzioni”. È necessario allora smascherare “l’uso dei valori che stanno in cielo, guardando i morti e le sofferenze che stanno in terra”. Senza mai dimenticare che “una cosa è aiutare le vittime promuovendo la pace; altra cosa è attivare cattive passioni”.