Nella sua introduzione, isolando intenzionalmente le dinamiche geopolitiche collegate al conflitto presente in Ucraina, Alessandro chiedeva se era possibile individuare i sostenitori di Putin. Accanto agli organi istituzionali e di governo, al patriarcato ortodosso di Mosca, a qualche magnate/faccendiere amico del premier che, insieme, più o meno apertamente lo appoggiano, quello che appare più emblematico è il sostegno riferito, almeno così sembra, dall’ampia maggioranza della popolazione dello Stato russo. E ‘un sostegno sicuramente incentivato dagli organi ufficiali di stampa e dalle autorità locali fedeli a comunicare ciò che gli apparati di governo intendono far sapere, ma il dubbio che tali condizionamenti siano totalmente determinanti a provocare i riferiti convincimenti positivi è molto forte.
Quello che in forma di ipotesi sarebbe interessante rilevare è quanto l’azione concomitante di alcuni fattori culturali e psico-sociali sia riuscita a dar vita a processi identitari collettivi nella popolazione (o in gran parte di questa) dando senso, con caratteristiche di stabilità e permanenza, alle soggettività individuali e collettive, nel contesto di una realtà sociale – quella russa – caratterizzata da una sofferta e contraddittoria storia esistenziale. Un’identità sociale peraltro sostenuta religiosamente dal capo della Chiesa ortodossa di Mosca e da un potere politico (Putin con il suo governo) che in modo autoritario riduce la complessità e i fattori di insicurezza connessi a quella storia.
E’ una identità che tende a determinare un accentuato senso di appartenenza a una idea/mito di comunità sociale (Grande Russia-Russkyi mir) che va protetta, anche violentemente, da coloro che potrebbero mettere in discussione tale comunità immaginata.
Ripeto, quanto espresso rappresenta un’ipotesi o, quanto meno, una variabile da aggiungere ad altre di tipo geo-politico per cercare di dare una qualche spiegazione a ciò che sta tragicamente avvenendo in Ucraina.
Credo comunque che, al di là degli avvenimenti presenti in quella terra, la variabile identità collettiva debba essere approfondita, non solo perché è un elemento facilmente riscontrabile in quasi tutti i conflitti, più o meno violenti, verificatisi in questi ultimi tempi e attualmente presenti nelle diverse parti del mondo, ma pure perché lo stesso agisce, spesso in modo artificioso, nelle “nostre” realtà di vita. Il problema è capire quando sono presenti processi identitari collettivi “aperti” e non conflittuali oppure dominano la scena processi identitari collettivi “chiusi”, escludenti, paranoici e quindi tendenzialmente conflittuali.
Ho vissuto, per motivi professionali e per un tempo di circa venticinque anni in una regione – il Friuli Venezia Giulia – che ha una composizione socio/culturale/demografica assai diversificata, con le componenti friulana e slovena maggiormente rappresentate, legislativamente riconosciute a livello regionale e ciascuna presente in specifici territori della regione. Sono componenti assai strutturate (e fortemente gelose della propria peculiarità) a livello culturale, formativo e linguistico (con correlate specificità religiose/cattoliche) con le quali l’estraneo (in questo caso il sottoscritto) ha fatto inizialmente molta fatica a rapportarsi e solo l’umile e curioso accostamento ha permesso un positivo e amicale accoglimento.
In sintesi, stante l’ovvia constatazione che, in quanto concetto eminentemente psicosociale, l’identità per ciascun soggetto, pur rimandando al sentirsi una persona come unità coerente, come essere singolare e unico, contemporaneamente richiama che la sua natura è esito di una relazione con la società nelle sue varie espressioni. Ciò significa che tra identità individuale e identità collettiva esistono legami stretti in quanto esse si co-producono e in un mondo frammentato e complesso vi può essere la tendenza alla definizione di strategie identitarie collettive quali elementi stabili che indicano la continuità della persona.
I processi di definizione di tali identità e la natura e qualità delle stesse possono segnare esiti contrapposti con conseguenze altrettanto diverse per le esistenze individuali e per la società nel suo complesso, come è facilmente riscontrabile negli umani avvenimenti quotidiani.