Anatol Lieven a distanza di pochi giorni, il 3 marzo u.s., scrive un nuovo articolo in Responsible Statecraft, che qui mettiamo a disposizione, anch’esso in una traduzione casereccia. Il fatto nuovo da cui egli prende le mosse è costituito dalla capacità di resistenza manifestato dagli ucraini e dalle difficoltà incontrate dall’invasione russa. L’idea di imporre un governo fantoccio appare impraticabile, un governo stabile sarebbe impossibile e implicherebbe un conflitto permanente. È probabile che il governo russo sia incentivato ad accettare una pace di compromesso. D’altra parte nel sud del Paese l’esercito russo sembra stabilmente insediato e sarebbe molto difficile per gli ucraini scacciarlo con mezzi militari. Anche nell’ipotesi che Putin cadesse un negoziato dovrà perciò esserci con i suoi successori. Ed è assai improbabile che essi accetteranno di abbandonare tutto il territorio occupato nel 2014 (Crimea e repubbliche separatiste). Lieven a questo punto prova delineare quali potrebbero essere i termini di un accordo accettabile per le parti in causa, in termini di ritiro, neutralità, sovranità interna. In cambio di esso l’occidente dovrebbe promettere di togliere le sanzioni, che vanno concepite come una ritorsione per l’invasione, non come un sistema per produrre un cambio di regime. L’Ucraina dovrebbe poi ricevere aiuti occidentali per essere messa nelle condizioni di svilupparsi come una democrazia di mercato di stampo occidentale.
Lieven conclude sottolineando l’importanza di arrivare al più presto a una pace ragionevole, oltre che per ragioni umanitarie, perché vi è il rischio che l’area occupata dai russi si allarghi, perché il permanere delle sanzioni porterebbe a contromisure russe (guerra informatica e successive ritorsioni), perché le sanzioni pur giustificate hanno pesanti ripercussioni sull’economia globale (l’aumento dei prezzi alimentari globali ad esempio colpirebbe le popolazioni più povere e potrebbe destabilizzare molti stati), perché il rischio di un allargamento del conflitto sia dal punto di vista geografico che da quello della tipologia delle armi impiegate (rischio nucleare) non può essere del tutto esorcizzato e infine perché si rischia di buttare la Russia nelle mani della Cina.
Naturalmente si tratta di ipotesi e proposte, come tali azzardate e discutibili, ma accennarne pare importante per far comprendere che ci sono altri modi per discutere della guerra in Ucraina oltre a quelli salottieri, moralistici e propagandistici e che c’è qualcuno che ci sta provando.