Prova a farlo seriamente uno studioso britannico, Anatol Lieven, ricercatore sui rapporti tra Russia e Europa presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft, in un articolo del 25/02/2022, (qui di seguito si propone una traduzione casereccia, perché i media italiani non se ne sono occupati). L’establishment russo – sostiene Lieven – crede che Mosca debba essere uno dei poli di un mondo multipolare. Una Russia senza l’Ucraina nega questa possibilità. Al di là delle ragioni geostrategiche i russi vedono inoltre la loro identità culturale come strettamente legata a quella dell’Ucraina. In Russia l’idea che gli ucraini possano volere uno stato loro può essere compresa, ma non il fatto che esso possa essere contrapposto alla Russia. In assenza di un disegno globale credibilmente proposto e accettato ai/dai russi nessuno laggiù pensa oggi possibile realizzarne uno capace di delineare una qualche nuova architettura della sicurezza in Europa. Lieven delinea, dopo solo un giorno dall’inizio delle ostilità, le due vie che si aprono a Putin, la prima quella di un accordo che ricollochi in posizione neutrale l’Ucraina nel contesto internazionale, la seconda l’insediamento di un governo fantoccio delegittimato da sostenere militarmente e stabilmente; una via quest’ultima molto pericolosa. Scopo delle sanzioni occidentali dovrebbe essere quello di costringere la Russia a seguire la prima via, ma ciò implica accettare qualche compromesso in fatto di neutralità e di federalismo in Ucraina. L’alternativa molto pericolosa sarebbe che gli USA usassero le sanzioni per rovesciare il regime russo, paralizzandone l’economia. Ciò vorrebbe anche dire strumentalizzare gli ucraini usandoli come arma per indebolire la Russia. Si tratterebbe di una scelta immorale.