Filippo Dionigi (prof. di Relazioni internazionali all’università di Bristol), in “Di che cosa è fatta questa guerra”, Il Mulino Rivista del 12/03/2022 , sviluppa considerazioni che completano il ragionamento di Kalyvas. Noi pensiamo di spiegare i fatti storici utilizzando il concetto di “causa” che abbiamo preso dalle scienze fisiche. In base a ciò finiamo per pensare ad esempio che se qualcuno si avvicina minaccioso alla Russia questa lo attaccherà, secondo uno schema causale. Ma non è proprio così. A costituire il conflitto in corso contribuiscono in modo determinante fattori che hanno più a che fare con il linguaggio, i simboli e le identità che non con i carrarmati e le materie prime. Da un lato il nazionalismo russo non era concepibile senza che l’Ucraina partecipasse al suo progetto. Dall’altro l’aggressività russa ha finito per catalizzare quei paesi occidentali che fino al giorno prima parevano incapaci di reagire e sgangheratamente in declino. In sostanza, le parole, le identità i simboli contano e i conflitti si configurano come “antagonismi narrativi”; i quali a loro volta permettono alle parti in causa, di individuare in modo semplice (e semplicistico) amici e nemici, bene e male. Di che cosa sono fatte le guerre allora, se non di questo?