Si può vedere a questo riguardo il lungo e tormentato intervento di Domenico Marrone (Docente di Teologia morale presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari), in SettimanaNews del 14/02, il quale giunge a conclusioni opposte a quelle sostenute da Rocco D’Ambrosio (lo abbiamo già incontrato nell’invio precedente di materiali).
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Il fervore con cui questa discussione si è sviluppata in ambito cattolico, data la sua sostanziale irrilevanza pratica, fa pensare che a essere in gioco fosse il tradizionale bisogno di sentirsi a posto con la propria coscienza più che l’esigenza di trovare soluzioni alla crisi in corso.
Quello che appare interessante però, sotto il profilo teologico-culturale, della discussione avvenuta è che essa ha messo in luce due approcci metodologici diversi: quelli di coloro che procedono per principi generali, essendo poco interessati a cogliere le situazioni concrete nella loro specificità e nei limiti che pongono all’agire umano e chi invece ritiene che questa sfida vada colta, capendo le dinamiche interne al caso concreto e mediando con esso i principi generali. Interessante anche il fatto che l’opposizione tra i due modi di ragionare attraversi gli schieramenti consueti, un sintomo di una situazione storica nuova in cui gli orientamenti tradizionali vengono sottoposti a tensione. Per fare un esempio, due persone appartenenti entrambe all’area del cattolicesimo postconciliare “progressista” (se ci si concede il termine), come Rocco D’Ambrosio (della Gregoriana) e Fabio Corazzina (di Pax Christi) si sono duramente, anche se gentilmente, scontrate in un dibattito a Bergamo, dando l’impressione di un dialogo quasi impossibile.
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