“Lascia perdere il formaggio, usciamo dalla trappola”
(Robert A. Lovett, Segretario della Difesa degli Stati Uniti 1951-53)
I colloqui in corso in Bielorussia tra Ucraina e Russia offrono la possibilità di un accordo di pace e la fine della criminale invasione russa dell’Ucraina – che grazie alla resistenza ucraina, coraggiosa e unita, come pure alla cattiva pianificazione russa, non sta andando come il Cremlino aveva sperato.
Gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero dare il loro pieno consenso a questo processo di pace, mentre sostengono l’Ucraina nell’insistere che nessun aspetto di qualsiasi trattato debba ostacolare lo sviluppo dell’Ucraina come una democrazia di mercato indipendente.
Il corso della guerra finora ha già chiarito alcune cose, in un modo che aiuta a gettare le basi per la pace. Da un lato, il coraggio e l’unità della resistenza ucraina hanno già ottenuto una grande vittoria per l’Ucraina. Se il piano del Cremlino era di imporre a essa un governo fantoccio russo, allora – ammesso che il Cremlino sia ancora capace di riconoscere la realtà di base – questo piano è già fallito.
Gli ucraini hanno infatti ottenuto ciò che i finlandesi avevano conquistato con la loro eroica resistenza contro l’invasione sovietica. I finlandesi hanno convinto Stalin che sarebbe stato troppo difficile imporre un governo comunista in Finlandia. Gli ucraini hanno convinto i membri ragionevoli dell’establishment russo – e, si spera, lo stesso Putin – che la Russia non può dominare l’intera Ucraina. La feroce resistenza degli ucraini dovrebbe anche convincere la Russia dell’assoluta follia di rompere un [eventuale] accordo e attaccare di nuovo l’Ucraina.
Perché è ormai ovvio che qualsiasi autorità filorussa imposta da Mosca in Ucraina mancherebbe di qualsiasi sostegno e legittimità, e non potrebbe mai mantenere alcun tipo di governo stabile. Farlo al posto degli ucraini richiederebbe la presenza stabile di forze russe, perdite russe continue e repressione feroce permanente. In breve, una guerra russa per sempre. Inoltre, tali speranze russe dipendevano dal fatto di essere in grado di prendere facilmente le città ucraine con poche perdite civili. Se la Russia deve prendere d’assalto queste città tra enormi distruzioni e perdite di vite umane, come può poi fare appello al sostegno delle loro popolazioni?
D’altra parte, mentre l’Occidente ha giustamente imposto sanzioni economiche molto dure alla Russia in risposta alla sua invasione criminale, gli Stati Uniti, la NATO e ogni governo della NATO hanno dichiarato ufficialmente e ripetutamente che non invieranno mai le loro forze armate per difendere l’Ucraina. In pratica, quindi, né l’Ucraina né l’Occidente sacrificherebbero qualcosa di concreto con un trattato ucraino di neutralità, e sarebbe del tutto sbagliato chiedere agli ucraini di morire per una vuota finzione.
Sul terreno l’esercito russo ha rapidamente fallito nel raggiungere i suoi obiettivi principali nel nord e nell’est, rendendo necessarie battaglie feroci, costose e terribilmente distruttive per catturare le città ucraine. Le forze russe sembrano essere inadeguate in termini numerici per i compiti che sono stati loro fissati. La capitale ucraina, Kiev, ha tre milioni di persone – una sfida militare enorme se è fortemente difesa.
I russi si stanno mettendo in condizione di attaccare Kiev ma non l’hanno ancora fatto. Questo solleva la possibilità che, almeno per il momento, l’intenzione di Mosca sia di fare pressione sul governo ucraino piuttosto che distruggerlo. Tutti questi fattori creano un forte incentivo per il governo russo ad accettare una pace di compromesso, se questo permettesse loro di ritirarsi con l’apparenza di un parziale successo.
Tuttavia, a sud l’esercito russo con base in Crimea è avanzato molto di più. Sembra che si sia collegato via terra con il Donbas, e che stia facendo progressi verso la cattura di tutta la costa ucraina del Mar Nero. I russi sembrano anche scacciare le forze ucraine dall’intero territorio delle province di Donetsk e Lugansk (fino ad ora, le repubbliche separatiste hanno occupato solo una parte di queste province). Se le forze russe si stabiliscono con forza in queste zone, sarà eccezionalmente difficile per l’Ucraina scacciarle di nuovo con mezzi militari.
Quindi, anche se il regime del presidente Putin alla fine cadrà come risultato della sua mostruosa e criminale scommessa in Ucraina, sarà ancora necessario negoziare i termini del ritiro russo con qualsiasi governo russo salga poi al potere, e quel governo insisterà su alcuni compromessi. È davvero molto improbabile che la Russia si ritiri semplicemente e incondizionatamente da tutto il territorio ucraino che ha occupato dal 2014 nel modo in cui sia l’Unione Sovietica che gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Afghanistan. La posta in gioco per la Russia in Ucraina e per la minoranza russa in alcune parti dell’Ucraina è troppo alto e sarà condivisa, in misura maggiore o minore, da qualsiasi governante russo (come lo era anche per il governo Eltsin degli anni ’90).
I termini di base di qualsiasi accordo di pace potrebbero essere i seguenti. Le forze russe dovrebbero ritirarsi completamente da tutte le aree dell’Ucraina che hanno occupato dall’inizio dell’invasione. L’Ucraina da parte sua potrebbe firmare un trattato di neutralità vagamente modellato sul trattato finlandese-sovietico del 1948 e sul trattato con cui le forze occidentali e sovietiche si ritirarono dall’Austria nel 1954. Questi trattati assicuravano la sovranità interna di questi paesi. Va notato che mentre nessuno dei due paesi era membro della NATO (o, durante la guerra fredda, dell’UE), entrambi erano riconosciuti come parte integrante dell’Occidente grazie al loro successo come democrazie di mercato, che il loro status neutrale non aveva impedito di realizzare. Questo permetterebbe all’Ucraina di raggiungere i suoi obiettivi chiave, nonché la sicurezza e la prosperità del suo popolo. Un compromesso su questa linea sarebbe un successo per l’Ucraina.
Per la Russia, l’esclusione di una possibile futura adesione alla NATO rimane cruciale per qualsiasi accordo di pace. Come William Burns, attuale direttore della CIA e ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, ha scritto al segretario di Stato Condoleezza Rice da Mosca nel 2008:
“L’ingresso dell’Ucraina nella NATO è la più infuocata di tutte le linee rosse per l’élite russa (non solo per Putin). In più di due anni e mezzo di conversazioni con i principali attori russi, da quelli che trascinano le nocche nei recessi oscuri del Cremlino ai più acuti critici liberali di Putin, non ho ancora trovato nessuno che veda l’Ucraina nella NATO come qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi …” (William J. Burns, The Back Channel: American Diplomacy in a Disordered World)
Come parte di questo trattato, la Russia dovrebbe garantire la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Tuttavia, anche i membri liberali dell’establishment russo insistono che, per una questione di realismo, bisogna riconoscere che la Russia non può restituire la Crimea (riannessa dalla Russia nel 2014) e le repubbliche separatiste del Donbas all’Ucraina (riconosciute indipendenti da Mosca alla vigilia della guerra). Nel migliore dei casi, la Russia potrebbe accettare di riaprire i negoziati di Minsk II su una relazione confederale tra queste repubbliche e l’Ucraina. Secondo l’opinione di Alexey Gromyko, direttore dell’Istituto d’Europa dell’Accademia Russa delle Scienze:
“Le truppe russe saranno ritirate non appena sarà raggiunto un accordo politico secondo le condizioni di base russe: il riconoscimento della Crimea come parte della Russia (altrimenti la minaccia alla sicurezza per la Crimea sarà perenne così come la minaccia all’approvvigionamento idrico), il riconoscimento delle due repubbliche del Donbas nei loro pieni confini amministrativi (o qualche altro tipo di accordo de facto senza il riconoscimento ufficiale delle repubbliche da parte di Kiev), limitazioni all’esercito ucraino (principalmente niente sistemi di attacco, che dovrebbero essere definiti), uno status di neutralità militare simile al precedente austriaco sotto garanzie internazionali legalmente vincolanti…Per l’Occidente toccare la questione della sovranità russa sulla Crimea è un vicolo cieco. Se si stabilisse un tale collegamento, ciò dimostrerebbe che gli Stati Uniti non capiscono l’atteggiamento non di Putin ma della Russia nei confronti della penisola e i sentimenti della gente che ci vive, o che lo fanno apposta per lasciare a lungo le nuove sanzioni con conseguenze imprevedibili.“
In altre parole, insistere sulla restituzione della Crimea all’Ucraina come parte di qualsiasi accordo di pace molto probabilmente prolungherebbe solo la guerra e renderebbe la pace definitivamente impossibile, anche sotto qualsiasi futuro governo russo. Tuttavia, come suggerito da Thomas Graham, direttore senior per la Russia al National Security Council dal 2004 al 2007, qualsiasi cambiamento nello status internazionale di questi e altri territori contesi in Europa deve essere confermato democraticamente da referendum locali sotto la supervisione internazionale. L’Occidente può anche chiedere separatamente che come parte del prezzo del sostegno occidentale per un accordo la Russia venga riconosciuta l’indipendenza del Kosovo e si permetta alle Nazioni Unite di renderla effettiva.
L’Occidente dovrebbe incentivare la Russia ad accettare un tale trattato e a ritirare le sue forze promettendo che se Mosca lo farà toglieremo tutte le sanzioni imposte alla Russia. Queste sanzioni sono state approvate come ritorsione per l’invasione russa, non per cambiare il regime a Mosca (per quanto possiamo sperare che il popolo russo stesso possa farlo).
Perseguire l’agenda del cambio di regime al costo di innumerevoli vite ucraine sarebbe profondamente immorale, e ricorderebbe alcuni dei peggiori aspetti del comportamento degli Stati Uniti durante la guerra fredda. Per quanto riguarda la Russia, è probabile che si atterrebbe ai termini di un tale accordo di pace perché è nel suo interesse farlo – e perché l’Occidente deve affermare categoricamente che qualsiasi violazione importante porterà alla reintroduzione automatica di sanzioni economiche complete contro la Russia.
Inoltre, l’Ucraina dovrebbe ricevere non solo un grande pacchetto di aiuti occidentali per la ricostruzione, ma anche un grande aumento degli aiuti in generale per aiutare l’Ucraina a svilupparsi come una democrazia di mercato di successo in stile occidentale – come Finlandia e Austria sono riuscite a fare nonostante i loro trattati di neutralità con l’Unione Sovietica.
Un compromesso lungo queste linee sarebbe una vittoria per l’Ucraina. Risparmierà agli ucraini distruzioni colossali, sofferenze e morte, preservandone la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale del paese. La resistenza che finora ha messo in atto, feroce e di successo, servirà anche come deterrente contro qualsiasi futuro avventurismo russo. Una continuazione della guerra, al contrario, solleva il serio rischio che aree molto più grandi siano prese permanentemente dalla Russia. Senza la pace, è probabile che la Russia abbia come minimo la possibilità di tenere la terra che collega la Crimea alla Russia e di assicurare l’approvvigionamento idrico della Crimea, tagliato dall’Ucraina negli ultimi anni.
Gli Stati Uniti e l’Occidente, dal mio punto di vista, hanno sia un interesse morale che pratico in una rapida fine di questa guerra. I governi occidentali hanno escluso l’invio di truppe per difendere l’Ucraina, ma la portata delle sanzioni economiche occidentali solleva la forte possibilità di attacchi informatici russi come rappresaglia, portando a un ciclo di ritorsioni colossalmente dannose. Un’insurrezione ucraina di lunga durata sostenuta dall’Occidente attraverso la Polonia condurrebbe con ogni probabilità la Russia ad attaccare con ogni modo possibile indirettamente l’Occidente.
Putin sta senza dubbio bluffando nella sua mobilitazione del deterrente nucleare russo; ma le tensioni al livello ora esistente tra la Russia e l’Occidente sollevano l’ovvia possibilità di malintesi e scambi nucleari non pianificati, con risultati catastrofici per l’umanità. Più volte durante la guerra fredda siamo andati molto vicini a questo cataclisma. Non dobbiamo correre di nuovo questi rischi.
Le sanzioni economiche occidentali contro la Russia sono del tutto corrette e molto dannose per la Russia, ma hanno anche gravi implicazioni per l’economia mondiale nel suo complesso, soprattutto in termini di inflazione. I prezzi del petrolio e del gas sono già aumentati bruscamente, in modi che beneficeranno la Russia e compenseranno alcuni degli effetti delle sanzioni occidentali. Non dobbiamo anche dimenticare che la Russia è il più grande esportatore di cibo al mondo – e prezzi alimentari globali più alti hanno la capacità di destabilizzare qualsiasi stato al mondo, compresi gli alleati chiave degli Stati Uniti. Infine, mentre Pechino ha fatto del suo meglio per tenersi in disparte da questo conflitto, la guerra economica occidentale permanente contro la Russia porterà inevitabilmente la Russia a una maggiore dipendenza dalla Cina.
Gli storici del futuro dovrebbero condannare la Russia molto duramente per la sua invasione dell’Ucraina; ma non perdoneranno nemmeno l’Occidente se non riusciamo a promuovere una pace ragionevole. Le voci di coloro che in Occidente favoriscono il sacrificio di innumerevoli vite ucraine per avanzare altre ambizioni geopolitiche contro la Russia devono essere contrastate.